Un racconto di Sarah Calzolaro
Numero di battute: 2432
Nevicava fitto. Ci fermammo in una piccola conca a una cinquantina di metri dalla porta di casa. A parte il quieto sciabordare delle onde sulla riva, si sentiva solo il fischiettio di papà che, di tanto in tanto, scostava una ciocca indisciplinata dalle tempie di mamma. Lei era sempre stata tutta impeto e furore, e questa sua immagine beata, profondamente connessa alle frequenze del mare mentre si lasciava imbiancare dai fiocchi di neve, mi disorientava.
Mi ero separato da mia moglie venti giorni prima, e mi ritrovavo come un adolescente, a passare le vacanze da mamma e papà. Solo che loro erano diventati nonni e al posto dei nipotini c’ero io, in pigiama e calzettoni, sdraiato sul divano, con il dito incollato al telecomando.
«Carlo ti avrà chiamato quattro volte, perché non vai?» disse mia madre con uno sguardo pieno di compassione.
«Non stasera. Lo richiamo domani» tagliai corto. Non ne volevo sapere di veglioni e musica fino alle ore piccole.
«Non stasera.
Lo richiamo domani.»
Il cane zampettava eccitato da una parte all’altra della stanza, col collare in bocca.
«Incredibile. C’è la neve che cade sulle dune…»
Mamma prese il guinzaglio e il bastone, arrotolò la sciarpa intorno al collo di papà e mi diede tre minuti per raggiungerli in spiaggia.
Misi il cappotto e gli scarponi sopra al pigiama, accesi una sigaretta e li seguii.
A un certo punto lui, curvo come una canna di bambù stormita dal vento, le porse la mano e improvvisò una danza aggraziata. Le loro figure roteavano mute, come guidate da una musica che non potevo ascoltare, i loro corpi ristretti dagli anni sprofondavano nel candore di un paesaggio lunare.
A me, quello scenario marino non diceva niente di nuovo: era uguale a sé stesso da quarant’anni, anzi, decisamente angosciante sotto a quella nevicata, eppure i miei genitori erano lì a contemplarlo come il quadro d’autore di un’altra sorprendente stagione.
Cosa avevo combinato in tutto questo tempo? La casa a Milano, la fila per andare al lavoro, la corsa per arrivare in palestra, il tapis roulant, l’aperitivo, la fila per tornare a casa, la sveglia. Ripeti.
Non sapevo che fine avesse fatto tutto quel tempo e neanche cosa fosse rimasto a testimoniarne il passaggio. Invece per loro non era così, era come se il tempo avanzasse nei solchi delle loro fronti e poi, in maniera esattamente inversa, tornasse indietro a quando sperimentavano il mondo, con il loro sguardo placido e sognante: lo sguardo di chi ha un avvenire davanti.
Sarah Calzolaro è un’autrice-illustratrice appassionata di culture orientali. Dopo la laurea in lingue e civiltà orientali, soggiorna per un anno in Giappone, dove insegna italiano. In Italia, prosegue la carriera come insegnante di lingue straniere e dal 2019 ricopre il ruolo di dirigente scolastico in Toscana, dedicandosi alla scrittura e all’illustrazione.