Un racconto di Carla Bellavia
Numero di battute: 2468
Mia madre si è messa in testa di doverci alleggerire il compito per quando lei e mio padre non ci saranno più, e ha deciso di iniziare a svuotare casa partendo dalla libreria di papà.
Sospetto di aver contribuito a questa decisione l’ultima volta che sono stata a casa loro per uno dei nostri pranzi familiari estesi, che le danno modo di fare quello che lei con una nota di soddisfazione chiama “la cacciata”, ovvero tirare fuori dagli armadi il servizio da diciotto di porcellana ottocento filigranato in oro e la parure di calici di cristallo. Quattro bicchieri per coperto: acqua, vino bianco, vino rosso e rosolio di fine pasto. Ma chi lo beve più il rosolio?
Mentre la aiutavo ad apparecchiare ho osservato ad alta voce che tutta questa roba, bellissima per carità, non entrerà mai negli striminziti armadi di casa mia. Pochi e invisibili. Li ho voluti così e mia madre non se ne fa una ragione.
«Ma chi lo beve più il rosolio?»
Era più attenta di quanto pensassi perché qualche giorno dopo mio padre mi ha chiesto di accompagnarlo dal filatelico per ottenere una stima della sua collezione di francobolli. Queste cose non interessano più nessuno, mi ha detto. Sono andata con lui e mentre era lì che parlava con il tizio di Bolaffi non ho potuto fare a meno di pensare che sì, dei francobolli non frega più niente a nessuno, però io lo cos’è un Gronchi rosa perché mio padre ce l’aveva e quando ero piccola ne andavo pure orgogliosa. Anche se il Gronchi fu venduto anni fa per saldare il mutuo della casa al mare, il filatelico che tirava sul prezzo della collezione mi è stato subito sulle palle.
Ieri sera sono tornata da loro e mi sono affacciata nello studio. Un paio di grossi scatoloni aperti tradivano che l’opera di smontamento andava avanti. Ho sbirciato il contenuto. La mano rossa, l’albo numero uno della saga di Tex Willer, stava lì, in cima alle file ordinate di fumetti imbustati singolarmente in foderine di plastica lucide e croccanti. Pronti a essere liquidati.
Ho preso il fumetto in mano, la bustina trasparente luccicava sotto la luce calda del lampadario. Tex Willer in camicia rossa e pantaloni verdi, immortalato nell’attimo in cui si lancia sul perfido messicano. Dietro di loro, un sole infocato nel cielo blu. La bustina protettiva era lucida e intatta. Come appena sostituita.
Non sono riuscita a trattenermi. Ho preso La mano rossa e li ho raggiunti in salotto pronta a dare battaglia. E a negoziare con mio marito l’acquisto di una nuova libreria per casa nostra.
Carla Bellavia (1969) vive a Roma. Nella vita fa la moglie. la madre, la figlia, l'amica, la manager, l'autista, il personal coach e svariati altri mestieri. A cinquanta anni, dopo una lunga pausa, ha ricominciato a scrivere, per inquietudine. E non riesce a smettere.