Pastrengo Agenzia Letteraria

lucia cherubini racconto

il carrello

Un racconto di Lucia Cherubini
Numero di battute: 2497

Le ruote seguono quattro piste diverse sulla moquette: una si dimena tra peli incollati e polvere di gesso, un’altra ha fretta. Un sobbalzo occasionale scuote le viti provocando un lamento generale di ferraglia. L’uomo procede sicuro, la tuta blu scivola sul muro come una mano sotto la stoffa. Stringe il manubrio del carrello come se soltanto questo potesse impedirgli di sfasciarsi, rivelando una pioggia di minuscole parti sconnesse.

Si accarezza la testa liscia. Un tempo soltanto i capelli rossi lo staccavano dal fondale. Adesso l’intonaco azzurro è crepato, ogni tanto ne schiaccia un pezzetto sotto la scarpa ed è come calpestare la neve fresca. Quando gira l’angolo il carrello sbanda, un topo gli schizza tra le gambe e sparisce nell’ombra tra una finestra e l’altra. In vent’anni nessuno ha toccato niente, come in paese; le case si sono svuotate e basta, hanno tirato le tende e le porte non sono nemmeno chiuse a chiave.

«Le case si sono svuotate e basta, hanno tirato le tende e le porte
non sono nemmeno chiuse a chiave.»

La moquette non attutisce il brontolio metallico, è l’unico suono nella corrente di assenza. Manca tutto, soprattutto la risata argentina dell’ultima campanella. Gira ancora l’angolo e intuisce il profilo di un armadietto di ferro. La solitudine è come un odore che non ti levi di dosso finché non ci fai l’abitudine. Sa di polvere, legno tarlato e gesso. Nei giorni buoni profuma di carta.

Dal portone d’ingresso la luce entra come uno schiaffo. Ai professori hanno dato una pensione anticipata, consideratelo un regalo. Per lui c’è stata una pacca sulla spalla e un articolo di giornale: “Bidello eroe rifiuta di abbandonare la scuola”. Sua madre l’ha appeso in cucina, ma lui ha sempre preferito la parola “custode”. Sulla soglia raddrizza le spalle, liscia il colletto, inspira a fondo. Gli hanno detto che può portare via quel che vuole, basta che si dia una mossa. Ora non c’è più bisogno delle scuole e nemmeno delle madri: per fortuna la sua l’aveva capito da un pezzo.

Fuori il plotone d’esecuzione è già schierato, hanno fretta ma devono arrendersi al breve corteo aritmico di uomo e carrello. Le ruote affrontano la ghiaia lottando per non affondare; solo una delle guardie, la più giovane, ha un’occhiata curiosa. Sono libri, dice il vecchio, solo libri. L’altro gli fa segno di andare con una breve scrollata di spalle. Non sa di che parla ma lo osserva allontanarsi, la schiena ha un impercettibile sussulto quando le cariche esplodono e la scuola collassa in una tempesta di frammenti. Non c’è più spazio per il silenzio. Il futuro odora di tritolo.

cherubini lucia

Lucia Cherubini è nata in campagna. Ha studiato Medicina e dopo la laurea si è specializzata in Psichiatria nel tentativo di capire un po’ di cose. Sta concludendo la formazione in Psicoterapia Familiare, ma non le ha ancora capite.