Pastrengo Agenzia Letteraria

manzonetto racconto

da basso

Un racconto di Matteo Manzonetto
Numero di battute: 2334

«Te conto ’na storia di quelle che se se conta de notte davanti al fogo par farse paura. Però, però… questa xe ’na storia vera, ma non la trovi né su l’internet né da nessun’altra parte.»

Le parole rimbalzano dentro al cranio, rimbombano nella stanza. Mi sto risvegliando ma non ricordo di essermi addormentata. L’ultima immagine è di quando sono salita sull’auto di un tipo conosciuto al bar. Le palpebre si separano in un velo denso. Voglio sfregarmi gli occhi ma le mani non riescono a muoversi. Sono allacciate alla sedia. Tremo, non capisco se è un incubo.

«Ghe gera ’na volta, anzi ghe xe ’ncora, Bepi Crosato. Un tipo da bar e ciaccole e partite a scopa, bel omo, sinquant’anni da león, sempre vestito come un siór, un Casanova sempre con ’na tosa diversa. ’Na sera incontra la Luana: ’na bea mora co do gran tette, gran beverina, e… come se dixe…? Dis-ini-bi-ta! La tipa che a Bepi el ghe fa proprio vegnar voja de far le robe sporche.»

«Ghe gera ’na volta, anzi ghe xe ’ncora, Bepi Crosato.»

La figura parla in controluce, ne colgo la sagoma, è protesa verso di me. Un odore di dopobarba muschiato si mischia alla puzza di umido stantio dello scantinato. Ho la nausea. Faccio per alzarmi: le gambe non si muovono. Guardo in giù: sono incatenate alla sedia, sembrano di un’altra.

«Insomma, bevi un spriss, bevi do’, bevi tre, la Luana la monta in macchina e Bepi la porta casa. Ma miga in leto, no no, Bepi la Luana la porta da basso. Dove el tien le robe che ghe piaxe de pi’: el vin e le femene. Te se’, a Bepi ghe piaxe aver sempre na bea femena intorno, e quando che ghe gira, farghe queo chel voe.»

Il cuore mi batte in petto, nel collo, nelle tempie, nei timpani. Dietro all’uomo, contro la parete della stanza, una macchia sfocata rosa pallido. Contorni via via più nitidi delineano braccia allargate come un Cristo in croce. Una chiazza scura di capelli scende da una testa abbandonata e ciondolante su grandi seni macchiati di lividi. Gambe nude e carnose stanno piegate sotto il peso del corpo inerte. Un mugolio straziato proviene da quella massa di carne martoriata.

Il terrore esplode e dilaga, urlo soffocata dalla benda che mi copre la bocca, mi dimeno senza speranza finché esausta mi fermo. Il petto sussulta in singhiozzi incontrollabili. Finalmente la mano dell’uomo mi solleva gentilmente il mento.

«E stasera Bepi el ga pensa’: no voria che la Luana se sentisse sola.»

bio matteo manzonetto

Matteo Manzonetto, classe ’78 di Castelfranco Veneto, più di vent’anni fa si è trasferito a Bruxelles in cerca di fortuna. Ha un passato da giornalista, fotografo, insegnante di italiano, impiegato in una ONG. Dal 2011 lavora per l’Unione Europea.